giovedì 3 gennaio 2013

3 gennaio 2013. Lo spettacolo come occasione di sviluppo

Lo spettacolo come occasione di sviluppo                                                                             

Si parla spesso della valorizzazione delle risorse dei territori come possibilità di crescita economica. Se ne parla molto di più da quando la terra in cui vivo, il Salento, ne ha fatto motore economico, comprendendo finalmente che, oltre all'artigianato, oltre all'agricoltura e molto più che l'industria pesante, alcuni settori legati indissolubilmente al territorio in cui si attivano possono portare ricchezza e occupazione, soprattutto a fasce di popolazioni più giovani, più preparate, più in sintonia con il mondo.
Tra queste, indubbiamente lo spettacolo. Perché dietro un evento vengono mobilitate complesse macchine organizzative, strutture di promozione, tipografie, noleggiatori, artisti ed entourage. Qualsiasi sia il livello artistico dello spettacolo da produrre.
Il binomio tra spettacolo e cultura, ovviamente, non è sempre centrato, sia chiaro, a volte ci troviamo davanti ad eventi che propongono ben poca qualità. Eppure cultura può voler dire tante cose, come anche pochissime, semplici. Le correnti di pensiero alternative, gli snobismi facili, le riluttanze intellettualoidi, a volte categorizzano generi musicali e cinematografici, ad esempio, a prodotti da massa informe, come se quest'ultima fosse qualcosa di astratto, indefinito, e non fosse a sua volta composta da respiri, cuori e menti che scelgono, apprezzano, condividono.
Ho imparato nel corso degli anni a non giudicare mai un genere musicale o un genere cinematografico come "minore", disprezzando gli appassionati degli stessi. Ogni fruitore di spettacolo (che si tratti di un concerto, di un film, di un'opera teatrale) vi partecipa con motivazioni diverse, che possono andare dal semplice diletto inteso come puro intrattenimento, fino all'approfondita conoscenza di espressioni artistiche ed eleganze culturali. Ma non credo sia realistico, ai giorni nostri, disprezzarne uno a scapito della esaltazione dell'altro. De gustibus non disputandum est*, dicevano i latini già molti anni fa. E mentre si dividevano tra Plauto e Terenzio, entrambe le tradizioni della commedia ridicola e della commedia impegnata crescevano, producevano attori, scenografi, registi, sceneggiatori, costumisti, impresari, fino al teatro dei giorni nostri. 
Generalmente si giudica come spettacolo "alto", capace di elevare le menti, e spettacolo "basso", inteso come momento di spirito spesso fine a se stesso. Sicuramente la divulgazione di temi sociali e culturali attraverso lo spettacolo ha un'importanza sociale maggiore, piuttosto che il semplice intrattenimento effimero, ma forse anch'essa ha un ruolo sociale, da non snobbare. Preferitene uno all'altro, certamente, e' un vostro diritto. Ma non disprezziamo mai ciò che può portare, soprattutto in Italia, ricchezza e occupazione. Ogni forma di spettacolo in questa nazione, da molti secoli a questa parte, le ha portate. Salvaguardiamole.
Salvatore Caracuta


*lett. "Sui gusti non si discute"

Giovedì 3 Gennaio 2013                                                                                                              

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