giovedì 24 gennaio 2013

24 Gennaio 2013. Arriva Lincoln

 Esce oggi al cinema "Lincoln" di Steven Spielberg                                         
L'ultima pellicola del regista più prolifico di Hollywood, candidato a ben 12 premi Oscar, approda oggi nelle sale italiane.


L'attesa dei grandi film è sempre piena di aspettative ma anche di dubbi, ovviamente. Che a volte neanche la stessa visione riesce a fugare.
In America il film "Lincoln" di Steven Spielberg è già considerata una pietra miliare, resta adesso da vedere quanto il personaggio abbia la stessa presa sul pubblico europeo.
Spielberg ha scelto la non facile strada della descrizione privata e pubblica di un preciso momento della vita dello statista americano. Durante la Guerra Civile, gli sforzi politici per l'approvazione del 13° emendamento e l'abolizione della schiavitù. Giorni che hanno cambiato la Storia degli Stati Uniti. Una riflessione sul coraggio nel tenere con caparbietà la barra dritta, davanti agli eventi, alle difficoltà, nel condurre la sua Nazione fuori dal conflitto interno e al centro del mondo occidentale.
Il sedicesimo Presidente degli Stati Uniti è interpretato da un gigantesco Daniel Day Lewis. Un eccellente attore che, britannico di nascita, ha indossato negli ultimi anni i panni di particolari figure alle fondamenta della nuova Nazione americana. Dal Macellaio di Five Points in "Gangs of new York" di Scorsese a "Il petroliere" di Paul Thomas Anderson, ha incarnato il potente americano che impone la sua forza, ossessionato dal dominio, cinico e spietato, disposto a barattare il potere con l'anima. Si attende la sua interpretazione di Abraham Lincoln, per coglierne le sfumature, per vedere se è più eroe che uomo, più icona che leader. Non è certamente un facile compito dar vita ad un volto raffigurato in statue mastodontiche, così geneticamente popolare.
Salvatore Caracuta

 giovedì 24 gennaio 2013                                                                                  


lunedì 21 gennaio 2013

Lunedì 21 Gennaio 2013. Inizia il secondo mandato di Obama

 Inizia ufficialmente l'Obama bis con un giuramento degno di un re
Manifestazione istituzionale enorme, quella organizzata dall'amministrazione della Casa Bianca per il giuramento solenne del Capo del Mondo Libero (come viene definito spesso dagli stessi americani).

"Io, Barack Hussein Obama, giuro solennemente di adempiere fedelmente le funzioni di presidente degli Stati Uniti e, con ogni mezzo a mia disposizione, di salvaguardare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti" ha dichiarato Obama davanti al presidente della Corte Suprema, John Roberts, durante la prima fase del Giuramento, in forma quasi "privata", nel celebre Salone Blu, al fianco della moglie Michelle e delle due figlie, Malia e Sasha. Poi è toccato al suo vice John Biden.

Una mano sulla Bibbia. Anzi su due. Su quella di Martin Luther King (a 50 anni dalla marcia su Washington) sovrapposta a quella di Abraham Lincoln (a 150 anni dall'abolizione della schiavitù).
Un destino che si compie, un percorso storico e morale intrapreso da una nazione, attraverso lotte, travagli, sangue e scontri. E oggi il sogno di un Presidente afroamericano, che giura sui pilastri dell'integrazione razziale, è una realtà inevitabile. Anche se di origine diversa (padre etiope immigrato e madre bianca) da quella della dolorosa storia degli schiavi d'America, Obama rende omaggio e riconoscimento a quelle battaglie per i diritti civili.

Oggi, il grande appuntamento mediatico e popolare, il Pubblico Discorso al Campidoglio davanti a centinaia di migliaia di americani, accorsi a Washington per l'occasione. La capitale degli Stati Uniti è un tripudio di colori, iniziative, bancarelle, gli alberghi sono strapieni e la gente accorre ad assistere. Si stimano 800mila persone presenti alla parata. Quasi da paragonare al compleanno della Regina Elisabetta, grande evento del 2012. 
Gli americani, la cui cultura in fondo deriva da quella anglosassone, devono averne mutuato l'atteggiamento regale di una simile investitura. Le pratiche istituzionali e i protocolli sembrerebbero appunto quelli dell'incoronazione di un re.
Solo che avviene ogni quattro anni e lo sceglie il popolo.
Salvatore Caracuta

 lunedì 21 gennaio 2013                                                                                                                        

sabato 19 gennaio 2013

Sabato 19 Gennaio. Ritorna "Come Nuovo"


 Oggi nuovo appuntamento con il mercatino dell'usato a Martano    

Torna oggi e per ogni terzo sabato del mese, il mercatino dell'usato e del baratto alla Tendostruttura di Largo Primo Maggio a Martano, in provincia di Lecce.

Il Mercatino è organizzato da COAP (Consorzio Operatori Aree Pubbliche) e Comune di Martano (Assessorato alle Attività Produttive).
Chiunque può partecipare con una propria personale esposizione, oltre evidentemente agli operatori del settore, aziende, negozi, attività che si occupano di proporre soluzioni di vendita dell'usato. Auto, moto, antiquariato, modernariato, elettrodomestici, libri, dvd, abbigliamento, arredamento, dischi, strumenti musicali, mobili, ecc. 

Una vera e propria "fiera" di tutto ciò che può essere rivenduto e riutilizzato, dalle 9 alle 19 della giornata di sabato 19 gennaio (si terrà periodicamente ogni terzo sabato del mese) presso la tendostruttura di Largo Primo Maggio (2000 mq coperti). 
Le bancarelle dei bambini, in un'ottica di educazione al recupero, saranno gratuite.
L'idea è quella di proporre, in un momento simile di crisi economica, la possibilità a tutti di ricapitalizzare il superfluo, provando a venderlo o a barattarlo.
Per maggiori informazioni o per prenotare gli spazi (costi estremamente accessibili) telefonare al 329-6920442.

martedì 15 gennaio 2013

Mercoledì 16 Gennaio 2013. In memoria di Arpad Weisz

  Il ricordo dell'allenatore ebreo di Inter e Bologna, deportato ad Aushwitz


Se ieri non ci fosse stata la partita di Coppa Italia tra i nerazzurri e i felsinei, non avremmo potuto ricordare questo personaggio del calcio italiano, una sorta di Mourinho degli anni Trenta, ungherese di nascita, vittima delle leggi razziali nazifasciste. 
I giocatori e la terna arbitrale sono scesi in campo con una maglia commemorativa. Pochi hanno collegato subito il nome riportato, Arpad Weisz, con un grande personaggio del nostro sport e con l'ennesima orribile pagina della malvagità umana. 
Arpad Weisz era un genio del calcio, lo scopritore di Giuseppe Meazza, ha vinto tre scudetti in Italia con Inter e Bologna e ha conquistato il Torneo dell'Esposizione Universale, la Champions League dell'epoca.
Era un teorizzatore di un calcio moderno rispetto ai dettami inglesi, aveva pubblicato un manuale divenuto famosissimo. Detiene il record per esser stato il più giovane allenatore a vincere lo scudetto, con l'Ambrosiana Inter a trentaquattro anni.
Le orrende e stupide leggi razziali di Mussolini, nel 1938, lo costringono a lasciare il Belpaese. La sua famiglia, di religione ebraica, non può vivere in Italia.Insieme alla moglie Elena e ai figli Clara e Roberto dapprima si trasferiscono a Parigi, quindi in Olanda, a Dordrecht. Qui Arpad continua ad allenare una squadra locale, fino a quando non verranno arrestati in seguito all'occupazione tedesca dei Paesi Bassi. I giocatori del Dordrecht cercano di nasconderlo, invano.
Dapprima umiliati e rinchiusi in un campo di lavoro a Westerbrock, successivamente sua moglie e i suoi figli verranno deportati a Birkenau, lui invece ad Auschwitz. La sorte per loro sarà uguale. Uccisi come sei milioni di altri ebrei. Sua moglie e i due figli vengono uccisi col gas.
Scrive Carlo Baroni sul "Corriere della Sera", in un articolo del 2010: "Arpad resiste. Può lavorare. Attaccato a una Vita che gli ha portato via tutto. Un braccio di ferro con la disperazione. Ogni giorno. Senza sapere perché. Il perché del dolore. Del soffrire. Del vivere. Del male. Il corpo più ostinato della mente. L' anima già da qualche altra parte. Fino a quella mattina del ' 44. Quando si presentano solo in quattro all' appello. Lui non c' è". 
Il 31 Gennaio del 1944 Arpad Weisz viene ucciso.

Encomiabile, quindi, l'iniziativa intrapresa ieri a San Siro, in commemorazione di questo grande dimenticato, vittima dell'orrore del razzismo.
Perché non ci si dimentichi mai che i "buuu" e i cori idioti che alcuni urlano negli stadi, non sono altro che i retaggi di una pagina antica della Storia dell'Umanità, forse mai completamente risolta, di cui nessuno di noi deve essere estraneo.
E l'indifferenza e il qualunquismo sono i suoi maggiori fertilizzanti del razzismo.

Salvatore Caracuta


lunedì 14 gennaio 2013

14 gennaio 2013. Falsa cieca a Lecce: vede benissimo come fregarci tutti

  14 gennaio. La falsa cieca di Lecce vede benissimo come fregarci tutti                       
Scoperta a Lecce quarantenne dichiarata "cieca", ha percepito per 17 anni ben 285mila euro indebitamente.


Non si vuole fare i moralisti, neanche i giustizialisti, ma quando vengono fuori casi di cronaca come questi, speri davvero che la Giustizia svolga tutto il suo corso fino in fondo.
La scorsa settimana è stata notificata ad una quarantenne di Lecce la conclusione delle indagini preliminari che  riguardavano la sua falsa cecità, attribuitale da commissioni mediche ben 17 anni fa. Indagini portate avanti dai carabinieri grazie anche all'ausilio di filmati e foto inequivocabili.
Oltre ad aver immeritatamente percepito una pensione di invalidità, il suo "handicap" ha costituito titolo preferenziale per essere assunta da un Ente pubblico, presso il quale lavorava e percepiva regolare stipendio.
Uno dei grandi problemi di questo Paese è che non solo abbiamo moltissimi politici ladri, ma essi sono lo specchio e i rappresentanti di una società corrotta, dove il "furbo" è stato sempre giudicato con comprensione e perfino preferito al "povero fesso". 
Quante volte abbiamo sentito, rispetto a casi del genere, considerare il "furbo" o il "raccomandato" come migliori di altri, proferire un "bravi loro se ci son riusciti". Macché bravi loro?  Una truffa allo Stato e una truffa ad ognuno di noi, basta con le comprensioni da vigliacchi.
Per tutti quelli che percepiscono pensioni di invalidità che non meritano, ogni mese ognuno di noi si ritrova aumenti di trattenute Inps nella propria busta paga, oppure ogni trimestre aumenta per il lavoratore autonomo, la quota da versare all'ente previdenziale. Soldi vostri, prima che dello Stato.
Per non parlare poi di chi veramente avrebbe dovuto essere assunto dall'Ente che ha bandito il concorso del quale, inappropriatamente, la signora in questione ha beneficiato.
E le truffe avvengono indistintamente al Nord e al Sud, non come pensano i leghisti (che poi predicano male e razzolano benissimo), solo nel Meridione. Smettiamola di considerare questi soggetti come "furbi". Sono truffatori e ladri, chiamiamoli con il loro nome. Come sono complici e ladri i medici che dichiarano il falso nelle commissioni. Come sono complici e ladri i politici o i sindacalisti che aiutano questi arroganti approfittatori.  
Il cambiamento di questo Paese può essere solo culturale e morale, di conseguenza sarà politico. Se non c'è il primo, non ci sarà mai il secondo.
Salvatore Caracuta

Guarda il video dell'indagine


 lunedì 14 gennaio 2013                                                                                                                                                         



sabato 12 gennaio 2013

12 gennaio 2013. Famiglie gay e figli, storica sentenza della Cassazione

 Famiglie gay e figli, storica sentenza della Cassazione                                  

Quella di ieri è una sentenza che fa discutere ma che segna un punto importante a vantaggio dei difensori dei diritti degli omosessuali. L'importanza delle decisioni della Suprema Corte è, ovviamente, il successivo richiamo che ne verrà fatto in numerosi altri casi a seguire, stabilendo quindi un precedente che potrà diventare solco da seguire in tantissime cause di affidamento di minori.

Il caso particolare, in realtà, si occupava della richiesta di affidamento esclusivo da parte del padre, di origine islamica, rispetto all'affidamento previsto già da parte del Tribunale dei Minori di Brescia, che aveva stabilito che il ragazzo vivesse con la madre. I legali del padre, nel cercare di toglierne l'affidamento esclusivo, hanno fatto leva sull'attuale scelta di vita della ex moglie, ora convivente con un'altra donna. A loro dire ci sarebbero potute essere "ripercussioni negative" sul minore . I verbali parlano anche di comportamenti violenti da parte del padre e del cambiamento di stile di vita della madre, che da tossicodipendente ora vive insieme all'operatrice della Comunità di Recupero la quale, molto probabilmente, le ha salvato la vita. Il Tribunale dei Minori di Brescia aveva già stabilito un monitoraggio continuo a cadenza quindicinale dello "stato di salute" della famiglia composta da due donne.
Una storia che sembra strana, ma non è diversa da tante altre che sussistono nel nostro Paese e nel resto del mondo.
Sono le parole della sentenza della Corte di Cassazione ad essere perentorie e a segnare il vero incipit di un cambiamento di rotta nella società. 
"Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale" sono state le parole della sentenza. Intanto risuona forte e chiaro: l'impossibilità di crescere bene in una famiglia gay è soltanto un "mero pregiudizio" senza fondamento scientifico.
Da qui parte adesso la ridefinizione del modo di concepire, da parte del Diritto, l'affidamento di minori a famiglie composte da due uomini o da due donne.  Ed è chiaro anche che il rapporto gay viene definitivamente inteso come "famiglia", senza discriminazioni.
Sicuramente d'ora in avanti si tornerà sul tema, che è anche presente in alcuni impegni elettorali di certe formazioni politiche.

Un invito alla riflessione: dove può crescere meglio un minore? In un ambiente violento e instabile, ma composto canonicamente da padre e madre, o in un ambiente sano e amorevole, però composto da due donne o due uomini? E per allargare lo spettro: è più felice un bambino in un orfanotrofio dell'Est Europeo o dell'Africa subsahariana, oppure in una confortevole casa occidentale di gay che può, forse, garantirgli un futuro di vita?
Riflessioni e pensieri che tutta il mondo da anni si fa, compresi i bigotti Stati Uniti, l'algida Germania e la Corona inglese, e che in Italia è tempo di farsi scevri da ogni "mero pregiudizio". 
Salvatore Caracuta

 sabato 12 gennaio 2013                                                                                                                                          



venerdì 11 gennaio 2013

11 gennaio 2013. Ci lascia la Melato, indimenticabile talento.

 Ci lascia la Melato, indimenticabile talento.                                                                      

Mariangela Melato
E' sempre triste raccontare la scomparsa di un'artista. Oggi, con Mariangela Melato, se ne va per sempre un pezzo importante della nostra antica e straordinaria tradizione recitativa. Il talento teatrale della Melato era indiscusso e riconosciuto, capace di impersonificare l'ironia e la rabbia, la sensualità e la leggerezza con una spontaneità che riesce solo ai più grandi.
Mariangela Melato apparteneva a quella straordinaria generazione di attori e attrici italiane che hanno conosciuto la vera gavetta, il sudore del palcoscenici di periferia e lo sguardo severo del pubblico dei grandi teatri milanesi; che si sono confrontati con i testi classici e li hanno saputi innovare nei personaggi più contemporanei; che sapevano benissimo come farsi amare e farsi odiare allo stesso tempo, con lo stesso personaggio.
Certe qualità affinate nel teatro le aveva poi, con eleganza e suprema professionalità, sapute far aderire ai suoi memorabili ruoli cinematografici, così densi di italianità, così veri che sembrava di averli conosciuti realmente, di averli visti dal vivo come, appunto, seduti a teatro.
La sua vita e la sua carriera si sono legate a quella di tanti altri talenti nostrani, mostri sacri del nostro Novecento, da Luca Ronconi a Lina Wertmuller, da Vittorio Gassman a Elio Petri, da Vittorio De Sica a Ugo Tognazzi, da Roberto Benigni a Renzo Arbore, con il quale ha avuto una lunga relazione amorosa. Ma il connubio più riuscito, indiscutibilmente, l'ha avuto con Giancarlo Giannini.
Dei numerosi film girati, che resteranno nell'Olimpo del cinema italiano, dei tantissimi personaggi interpretati, uno su tutti, per me, rimarrà definitivamente immortale: la snob milanese naufraga su un'isola deserta con il suo marinaio meridionale nel meraviglioso cult Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, diretto dalla Wertmuller nel 1974. 
Una storia di passione e lotta di classe, un intrigo di ruoli ribaltati, una rappresentazione moderna di archetipi sociali che, in quegli anni (ma forse anche adesso come allora) dividevano l'Italia e contrapponevano il ricco e il povero, il padrone e lo schiavo, l'attraente e il sedotto, il benessere e il lavoro.
La Wertmuller ribalta i ruoli, gioca con gli stereotipi, la padrona diventa schiava d'amore, il terrone comunista diventa autorità del sesso. Fino al finale impietoso e cinico. 
Il film si giova di due incredibile performance recitative, Giannini e la Melato confezionano due maschere eterne, il barbuto siciliano Gennarino Carunchio e la bionda e seducente Raffaella Pavone Lanzetti, capolavori di maestria attoriale. Così come memorabile e rozzamente incisivo l'epiteto siculo "Bottana industriale!", rimasto nella mente di ogni spettatore del film per gli anni a seguire. 
Il deludente remake hollywoodiano "Stept away", voluto e interpretato da Madonna e Adriano Giannini (figlio di Giancarlo) ha dimostrato non solo quanto, invece, nel contesto storico e sociale dell'epoca potesse essere forte l'impatto della pellicola, ma soprattutto ha palesato che certa qualità attoriale non la trovi ovunque.
Cogliete l'occasione di questa giornata, in cui i palinsesti televisivi riproporranno tanti meravigliosi classici del cinema nazionale degli anni Settanta e Ottanta, e godetevi ancora il talento della meravigliosa attrice che è stata Mariangela Melato.

Salvatore Caracuta





 venerdì 11 gennaio 2013                                                                                                                        

giovedì 10 gennaio 2013

10 gennaio. “L’illogica allegria” di questi dieci anni senza Giorgio Gaber

Terzapagina. "L'illogica allegria" di un decennio senza il "Signor G"
 “L’illogica allegria” di questi dieci anni senza Giorgio Gaber                             
di Mauro Bortone


Il primo gennaio scorso si è celebrato il decennale della scomparsa dell'artista milanese, voce scomoda, libera e profetica nell'Italia che mutava, ed emblema di una "razza in estinzione", che voleva cambiare davvero la storia

Terzapagina. "L'illogica allegria" di un decennio senza il "Signor G"


Giorgio Gaber
"C'era una volta il Signor G". Sarebbe l'incipit perfetto per una storia da inventare, che raccontasse magari di un personaggio scomodo, nemico del luogo comune, profetico nella sua parvenza eretica, drammaticamente dirompente. Magari una figura, che inveisca in pieno '78 contro i "polli di allevamento" che "odiate ormai per frustrazione e non per scelta" ed elabora i lutti di una sinistra "sognante", ma "frantumata" dal crollo delle ideologie e dalle sue mille contraddizioni.


Sarebbe l'incipit perfetto per una storia tutta da inventare e narrare. Ma il Signor G, al secolo Giorgio Gaber è realmente esistito; e non è per niente un oggetto da museo o una creazione da estratta dalla fantasia di un romanziere contemporaneo. Non è neanche il teatrante di massa, che le commemorazioni televisive si sforzano di ricostruire, racchiudendolo solo nella sua prima "vita", quella dentro lo schermo catodico, per trarne una divertente macchietta garbata degli anni Settanta.

Una ricostruzione simile potrebbe essere pure una "bella idea" ma che si trasformerebbe in una "brutta poesia" tipica della celebrazione buonista italiota. Buonista Gaber non lo era per niente. Forse anche per questo si era allontanato dalla televisione commerciale prima che gli altri si accorgessero che fosse andato via, richiamato dalla strada impervia del teatro-canzone, dove raccontare col suo sguardo disincantato e lucido il mondo che cambiava.
Sono già passati dieci anni, dalla sua prematura scomparsa, il 1° gennaio del 2003. Ma, in realtà, è come se non se fosse mai andato sul serio. Le parole delle sue canzoni hanno intagliato tratti di umanità, ricamando storie, bacchettando e prendendo a picconate una società in perenne conflitto con se stessa, diseducata all'utopia ed ammaliata dal consumismo, dalla modernità disumanizzata, dalle abitudini del conformismo, dalla cultura annullante da rotocalco, dall'egoismo, "l'ultimo peccato originale". Perché "quando è moda è moda".


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C'è da ringraziare chi come Sandro Luporini, pittore viareggino ed alter ego di Gaber, che con quest'ultimo ha composto quell'asse creativa durata dagli anni Settanta fino alla scomparsa del cantautore milanese. E c'è da rendere merito ad altre due persone, che, in questi anni, hanno contribuito a ricordare il senso del messaggio gaberiano: Andrea Scanzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, che ha portato in scena di recente uno spettacolo di grande impatto sulla figura dell'artista scomparso e che resta tra i pochi reali interpreti di un pensiero, che in troppi vorrebbero fare proprio (bellissimo, tra l'altro, in suo pezzo di giorni il riferimento al "fraintendimento" di Gaber); il secondo è Giulio Casale, l'artista eclettico, già voce degli Estra (un gruppo rock degli anni Novanta davvero forte), che ha riproposto con coraggio alcuni degli spettacoli gaberiani più complessi ed attuali.


Molti ancora oggi si proclamano gaberiani, e forse anche tra loro c'è qualche "pollo di allevamento", che si professa tale più per "frustrazione" che "per scelta", quasi per necessità. Ma quando il Signor G si esibiva, era una corsa al ripudio dell'intellettuale fastidioso: odiato a destra e mal sopportato a sinistra, tanto da essere ben presto etichettato come "leghista estetico", come un qualunquista, populista, antesignano dell'antipolitica, anarchico senza "casa", o meglio "anarcoide". La politica era per lui un concetto molto diverso da quello incarnato dalla "democrazia partecipata". Era "appartenenza" come nel legame sincronico di una vita in due.



Non "amor di patria" patinato. Gaber era anzi anti-patriota (nella stessa incidenza significativa del termine nell'idea di un altro personaggio non allineato come don Milani) ed anti-sistema, ma militante degli ideali e della libertà. Quella vera e non praticata solo a parole. La stessa che gli ha permesso di "tollerare" una moglie approdata nel giro berlusconiano di Forza Italia e che avrebbe affossato il matrimonio di qualsiasi altro individuo.Mancano la sua sagacia, quello sguardo introspettivo che ha scardinato certezze militanti, l'ironia pungente di "Mi fa male il mondo"; mancano la sapienza di smascherare la consuetudine di "far finta di essere sani", il potere ipocrita dei falsi buoni, l'equidistanza interessata del conformista; manca la sua franca ammissione di una generazione, la propria, sconfitta dalla storia."C'era una volta il Signor G". Sarebbe l'incipit perfetto per una storia da inventare, che raccontasse magari di un personaggio scomodo, nemico del luogo comune, profetico nella sua parvenza eretica, drammaticamente dirompente. Magari una figura, che inveisca in pieno '78 contro i "polli di allevamento" che "odiate ormai per frustrazione e non per scelta" ed elabora i lutti di una sinistra "sognante", ma "frantumata" dal crollo delle ideologie e dalle sue mille contraddizioni.
Sarebbe l'incipit perfetto per una storia tutta da inventare e narrare. Ma il Signor G, al secolo Giorgio Gaber è realmente esistito; e non è per niente un oggetto da museo o una creazione da estratta dalla fantasia di un romanziere contemporaneo. Non è neanche il teatrante di massa, che le commemorazioni televisive si sforzano di ricostruire, racchiudendolo solo nella sua prima "vita", quella dentro lo schermo catodico, per trarne una divertente macchietta garbata degli anni Settanta.
Una ricostruzione simile potrebbe essere pure una "bella idea" ma che si trasformerebbe in una "brutta poesia" tipica della celebrazione buonista italiota. Buonista Gaber non lo era per niente. Forse anche per questo si era allontanato dalla televisione commerciale prima che gli altri si accorgessero che fosse andato via, richiamato dalla strada impervia del teatro-canzone, dove raccontare col suo sguardo disincantato e lucido il mondo che cambiava.
Sono già passati dieci anni, dalla sua prematura scomparsa, il 1° gennaio del 2003. Ma, in realtà, è come se non se fosse mai andato sul serio. Le parole delle sue canzoni hanno intagliato tratti di umanità, ricamando storie, bacchettando e prendendo a picconate una società in perenne conflitto con se stessa, diseducata all'utopia ed ammaliata dal consumismo, dalla modernità disumanizzata, dalle abitudini del conformismo, dalla cultura annullante da rotocalco, dall'egoismo, "l'ultimo peccato originale". Perché "quando è moda è moda".“

Mauro Bortone
tratto da lecceprima.it su autorizzazione dell'autore
 giovedì 10 gennaio 2013                                                                                              




mercoledì 9 gennaio 2013

9 Gennaio 2013. Nelle librerie la prima indagine di Michelangelo Romani

 Nelle librerie la prima indagine di Michelangelo Romani                          


Recentemente pubblicato dalla eccellente Lupo Editore, il romanzo giallo "Tramontana" è l'opera prima di Giuseppe Calogiuri.
Calogiuri è un giovane avvocato leccese che ha grande dimestichezza con il noir e il thriller, tanto da ambientare un romanzo giallo in una città del Sud d'Italia che, anche se non palesemente, parrebbe proprio Lecce.
La trama: una inquietante sequenza di oscure morti e sparizioni agita le acque di una tranquilla cittadina del sud coinvolgendo indistintamente rampolli di buona famiglia, onesti professionisti e modesti lavoratori. L’apparente gratuita casualità dei fatti mette in allerta il fiuto di Michelangelo Romani, giornalista del "Messaggero Quotidiano", e di Sandro Gennari, direttore di TeleCittàUno, che decidono di investigare nonostante la servile prudenza dei rispettivi editori quando l’indagine sembra infastidire le poltrone di politicanti affaristi o turbare antiche coscienze. Affiancati dalla fedele Carla, i due amici si mettono ostinatamente in cerca di polverosi “scheletri” negli armadi più insospettabili, seguendo l’esile filo di una traccia che appare sempre più sfuggente, in attesa del segnale anomalo rivelatore. Cosa sa il vecchio colono Antimo? E chi è il cinico giustiziere?




Ho conosciuto Giuseppe Calogiuri sabato scorso e mi ha fatto una gradevole impressione. Quel gran mattacchione di Pierpaolo Lala, giornalista e blogger, vivace giocoliere di parole qual è, ha ideato una "presentazione doppia": il sottoscritto con il suo romanzo "Scirocco" e Giuseppe Calogiuri con "Tramontana". Non potevo negargli un evento che è un gioco di parole esso stesso (tanto per dire, l'occasione è stata promossa come "Venti alle venti"). Tra l'altro proprio la sera del suo secondo, memorabile concerto per la sua "non-carriera" da cantautore (vedi post del 5 gennaio)
Rispondendo alle sollecitazioni dell'amico Lala, per l'occasione definito "organizzatore di venti", entrambi abbiamo avuto modo di presentare le nostre opere, benché la mia fosse già pubblicata da un paio d'anni.
Ho apprezzato l'entusiasmo di Calogiuri nel parlare del suo libro, mi ha incuriosito abbastanza e penso che nei prossimi giorni mi avvierò alla sua lettura. Gli auguro di pubblicare nuove indagini dei personaggi che ha, con cura e passione, creato. Chi ha la forza e l'energia di pubblicare, di questi tempi, va sempre apprezzato e incoraggiato.


Intanto, lo consiglio anche a voi. "Tramontana", di Giuseppe Calogiuri, Lupo Editore. In libreria.

Salvatore Caracuta


 mercoldì 9 dicembre 2013                                                                                                    




martedì 8 gennaio 2013

8 Gennaio 2013. L'assessore ultrà e i cori razzisti


Riccardo Grittini
 L'assessore ultrà e i cori razzisti                           


Spesso ci si lamenta che i politici vivano ed operino lontano dalla gente, distanti dalla società reale. Questo non si può dire di Riccardo Grittini, assessore allo Sport e Politiche Giovanili di Corbetta, provincia di Milano.
Questo eminente e straordinario contributo umano alla civiltà contemporanea, rappresentante della Lega Nord, è stato denunciato insieme ad altri 5 deficienti come lui per i cori razzisti durante la partita Pro Patria - Milan, sospesa appunto per il persistere di cori xenofobi e insulti rivolti ad alcuni calciatori in campo.


Il suo sindaco, imbarazzato, ha dichiarato come fosse un grande appassionato di sport. Converrebbe chiedere quali vengano ritenuti i valori dello sport, giacché.
In parallelo, i veri tifosi che fischiano gli idioti che ancora fanno "buuuu" dalle curve, sono l'esempio concreto della risposta che va data. Da noi stessi parte la differenziazione, l'isolamento degli imbecilli, la prevalenza di una cultura positiva.

Ma il problema è più grande di quanto sembri.

Ricordiamo tutti con quale irruenza vent'anni fa s'impose la formazione politica leghista, anche loro urlando contro la classe politica, insultando, chiedendo rottamazioni e impiccagioni, "sporchi terroni", "Roma ladrona", "secessione", ecc. ecc. 
Tutto quell'odio, insinuato nell'elettorato, finalizzato infine al puro e semplice obiettivo di sostituirsi agli avversari, comportandosi allo stesso modo, se non peggio, di quanti avevano criticato. Con la differenza che hanno allevato il morbo dell'odio, la cultura dell'offesa, la discriminazione razziale e religiosa, in una popolazione disorientata. Che non se ne andrà via tanto facilmente dalla nostra società.

Il problema, quindi, non risiede nel fatto che un assessore frequenti gli ultrà e vada in uno stadio a insultare Boateng o chiunque altro. Il problema è che un ultrà che va allo stadio ad insultare possa diventare assessore. Che un idiota si candidi è un suo diritto; che venga votato ed eletto, è un problema della popolazione che l'ha scelto.
La vera antipolitica è lo scadimento assoluto della selezione della classe dirigente. Approvato da milioni di italiani nelle urne, dobbiamo però avere il coraggio di ammetterlo. Renzo Bossi, Nicole Minetti, Fiorito, Maruccio e tanti come loro (giovani, al di sotto dei quarant'anni) non si sono nominati da soli, sono stati suffragati da migliaia di votanti.
Cominci anche un esame di coscienza nell'elettorato, se si vuole il cambiamento.


Salvatore Caracuta

 martedì 8 dicembre 2013                                                                                                    



lunedì 7 gennaio 2013

7 Gennaio 2013. "Impressionante" Lionel Messi, Pallone d'Oro per la quarta volta


"Impressionante" Lionel Messi, Pallone d'Oro per la quarta volta              

Lionel Messi, 26 anni



"È incredibile ricevere questo premio per la quarta volta consecutiva. È impressionante". Sono le prime parole di Lionel Messi. 

E noi usiamo la sua stessa espressione per definirlo.
Stasera a Zurigo il calciatore argentino del Barcellona ha ricevuto il suo quarto Pallone d'Oro consecutivo. Difficile pensare di poterlo dare a qualcun altro, nonostante i tre già vinti resta, indiscutibilmente, il più grande talento del calcio in attività.
Nel terzetto delle nomination finali, anche il compagno di squadra Iniesta e il portoghese Cristiano Ronaldo.

Quello che colpisce di Lionel Messi è la semplicità assoluta, lo sguardo da bambino, il tono sempre umile e il sorriso sforzato del timido inguaribile. Eppure è il più grande del mondo. La più grande attrazione del più grande circo del pianeta.

Tutto ciò lo si nota non tanto dall'estraneità al gossip e alla vita mondana, non tanto dall'assenza di tatuaggi sul corpo o dall'acconciatura talmente "normale" da non apparire neanche uno sportivo.

Tutto ciò lo si nota (e lo si dovrebbe far notare a tanti suoi colleghi), dalle parole che dice nelle interviste, nelle conferenze stampa. Solo qualche ora prima aveva detto: "Il 2012 non è stato il mio anno migliore". Considerando che ha battuto ogni record segnando 91 gol nell'anno solare, sembra assurdo che lo dica. Eppure ha un senso, per uno come lui. Anzi, scusate, non ne esistono altri come lui. "Mi interessano di più i premi e i trofei a livello di squadra che i primati personali" continua  "Ci sono state stagioni in cui abbiamo vinto più titoli e per questo li ritengo i miei anni migliori. [...] Ciò che veramente conta è vincere trofei, non i record personali".

Finché ci saranno i semplici, i buoni, i giusti come Messi, quelli che si allenano, che giocano divertendosi, che amano lo sport e la sportività, il gioco del calcio avrà ancora senso di esistere e ci darà la voglia e il piacere di combattere tutto ciò che di negativo nasconde.




Salvatore Caracuta

 lunedì 7 dicembre 2013                                                                          

sabato 5 gennaio 2013

5 Gennaio 2013. Tutti x Lala


Tutti x Lala                                          

Oggi ho preferito pubblicare un bellissimo articolo di Mauro Bortone, apparso su LeccePrima.it. Mauro è un bravissimo giornalista salentino che sa scrivere con la giusta  ed equilibrata dose di ironia, e non è poco. 
Pierpaolo Lala invece è...dunque....allora...dai...diciamo solo che è un grandissimo amico a cui piace scrivere, friggere e almeno una volta l'anno anche cantare...

“Non sono un cantautore”. Elogio bis della “non-carriera” di Pierpaolo Lala
Il giornalista salentino e scrittore del manuale untologico propone un concerto-racconto su 15 anni di velleità artistiche. Sul palco, insieme a lui, Serena Spedicato, Mauro Tre, Osvaldo Piliego, Luigi Bruno e Marcello Zappatore

Probabilmente lui i Maya li avrebbe pure attesi, non per simpatia nei confronti dei soggetti (che pure ormai incutono tenerezza relegati da uno spot nel salotto delle ex Iene, Luca ePaolo), ma perché, con lo stile che lo contraddistingue, si sarebbe tolto il gusto di invitare tutti ad una festa, che non ci sarebbe stata. Un auto-boicottaggio coi fiocchi, insomma, che avrebbe potuto aggiungere ai tanti risultati personali che ha raggiunto nella sua vita.
E, invece, "Non sono un cantautore - Quindici anni di non carriera. Un anno dopo", l'appuntamento che vede protagonista il giornalista salentino, Pierpaolo Lala, domani sera si farà. È tutto pronto al "Fondo Verri", dove, nell'ambito della dodicesima edizione di "Le Mani e l'ascolto - incontri col pianoforte", a partire dalle 21 (ma molto dipenderà dalla ressa), con ingresso gratuito, il "cantautore maledetto" (nel senso che è male dire che sia un cantautore) si esibirà in via del tutto eccezionale.
Per il secondo anno consecutivo (ed è a suo modo un record), infatti, il giornalista si confronterà con la professione che avrebbe desiderato fare e che, invece, tra ricordi e rammarichi, non ha mai intrapreso, con una manifestazione ad hoc perraccontare e ripercorrere velleità artistiche e sogni infranti. Un concerto, che, per questa ed altre ragioni da investigare, si presenta come una opportunità "gustosa" da cogliere in uno spazio temporale, quasi liturgico, della movida salentina e che, invece, rifugge e mette al bando ogni rimando all'ordinarietà.
Del resto, non capita tutti i giorni di celebrare una "non carriera", tra un "fornello indeciso" edemozioni in note che, parafrasando Vasco Rossi, solo Pierpaolo Lala non sa nemmeno di (non) dare. È l'attualizzazione in itinere delle "Sliding doors" dell'omonimo film, dove le canzoni inedite scribacchiate in quindici anni (oltre una settantina), in questo caso, sono espressioni tautologiche che confermano il perché esista un "non-cantautore". Tutto dentro una serata, che lo stesso Lala definisce oltre che "antologica", "ontologica", quasi "fondativa" della stessa non-carriera. Un artificio di pensiero che farebbe venire il mal di testa pure a Parmenide. Ma che è imprescindibile per immergersi nel contesto sonoro.
E così, ad un anno di distanza dalla sua prima esibizione (a sua volta dopo un'assenza dalle scene di circa un decennio ), il mancato cantautore che c'è in Pierpaolo Lala, affiancato dal chitarrista Marcello Zappatore, porterà sul palco brani inediti, mai interpretati dal vivo ed alcune cover. Godendo, peraltro, della compagnia di ospiti di eccezione, che si presteranno a questo mosaico evocativo di ciò che non è stato: dalla cantante Serena Spedicato al pianista Mauro Tre, dal batterista Osvaldo Piliego, al chitarrista (nei panni anche di bassista) Luigi Bruno ed altri ancora. Prima del concerto, Salvatore Caracuta, autore di Scirocco (Icaro), presenterà Tramontana di Giuseppe Calogiuri (Lupo Editore).
Per chi lo conosce, Lala è una sorte di Re Mida locale, capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca: con un gruppo di amici ha messo su una realtà preziosa per il mondo culturale salentino come CoolClub; è diventato, con un "menù elettorale" senza precedenti, vicepresidente dell'ordine dei giornalisti pugliesi; ha creato per divertimento e dal nulla una rubrica domenicale su Facebook, per condividere con gli amici virtuali il dubbio amletico dei pranzi domenicali. Quel gioco è poi diventato un concorso di cucina ed ha ispirato un manuale untologico, edito da Lupo, che fa il verso al romanzo del momento ("Cinquanta sfumature di fritto"), trasformandosi in breve tempo già in "cult".
Senza un passato da serial killer e senza aver calcato gli studi di Barbara D'Urso, Lala è pure uno scrittore di successo. E c'è chi, su facebook, si è iscritto solo per leggere i suoi virtuosismi letterari regalati alla rete. È essenza meridionale allo stato puro. Per questo, si fatica a comprendere la sua non-carriera, quella vicenda personale, che dal 1995 al 2000, lo ha visto concepire brani musicali, per sua stessa ammissione, molto "brutti", tranne qualcuno "passabile" (termine alternativo a "simpatico" che, in genere, la cerchia delle persone care utilizza quando per finto buonismo non vuol dire ad un amico/a che il proprio ragazzo/a non sia di gradevole presenza), otto dei quali, nel 1997, selezionati, con l'aiuto diMassimo Pinca (basso, tastiere e computer) e Marcello Zappatore (chitarre), in una cassetta dal titolo "Un uomo al condizionale".
Nonostante il naufragio istantaneo di quel progetto, Lala ha continuato a scrivere, a suonare, esibendosi quattro volte in spettacoli di cabaret con il fido Zappatore. Poi l'idea di un concerto, "rapido e si spera indolore", con una decina di canzoni, qualche cover, e, in mezzo, eresie e racconti: "Dopo il 'grande successo' dello scorso anno - spiega -, ho messo insieme altri quattro/cinque brani e pensato ad altri racconti compreso quello 'esilarante' della mia prima volta in aereo. In un anno sono accadute veramente molte cose, ho perso uno dei miei più cari amici, ho scritto un libro di ricette, ho viaggiato molto e non ho perso neanche un kg. Le cose da cantare e raccontare sono talmente tante che serviva un altro concerto. Qualche musicista è cambiato, ci sarà qualche pezzo nuovo ma l'atmosfera sarà la stessa. E seriamente non ci prenderemo sul serio".
C'è da credergli. Perché se una "non-carriera" sa diventare un evento, comunque sia, porta con sé qualcosa di speciale. Il divertimento sicuramente non mancherà sulla scia dell'autoironia di Lala, che è unica e che da sola permette di realizzare una serata simile. Il suo "non-pubblico" risponderà anche stavolta. Magari canticchierà pure qualcosa. Scoprirà forse un nuovo tormentone ("Gangman Style" non aveva chissà quali ambizioni) e ci sarà speranza anche per una "non carriera" di cui si commemora la fine.
Mauro Bortone

venerdì 4 gennaio 2013

4 gennaio 2013. Monsieur Depardieu!

Gérard Depardieu

Monsieur Depardieu!                                                                   


Gran parlare, in questi giorni a cavallo fra i due anni, ha scatenato Gerard Depardieu. Noto attore francese di acclarata fama internazionale, memorabile nel Cyrano De Bergerac e in decine di altri film, ha intrapreso una battaglia personale contro il Governo presieduto da Francois Hollande.
Quale la grande colpa del Presidente francese, socialista, vincitore nel maggio scorso contro il potente Nicolas Sarkozy?
Semplicemente ha fatto una cosa che sembra quasi paradossale ai giorni nostri: ha aumentato le tasse in maniera consistente (75%) ai suoi concittadini con un reddito annuo superiore a un milione di euro. Roba da bolscevichi: come può permettersi mai un politico di aumentare le tasse ai ricchi e diminuirle ai poveri?
Il 12 dicembre 2012, Depardieu ha annunciato di aver trasferito la sua residenza a Néchin, un paesino in Belgio a pochi chilometri dal confine con la Francia. Fortemente criticato dall'opinione pubblica per la sua scelta (che segue una decisione analoga di altri ricchi francesi, tra cui Bernard Arnault), il 16 dicembre ha dichiarato che avrebbe restituito il passaporto francese per prendere, oltre alla residenza, la cittadinanza belga e ha messo in vendita per 50.000.000 € la sua casa di Parigi.
Successivamente Il presidente russo Vladimir Putin (uno che di ricchi egoisti se ne intende) ha firmato ieri il decreto per la concessione della nazionalità russa il 3 gennaio 2013.
Ma c'è di più: il Consiglio Costituzionale di Parigi nel frattempo ha definito incostituzionale la nuova tassazione approvata dall'Assemblea Nazionale nell'ottobre scorso. Secondo la più alta autorità francese (pari alla nostra Corte Costituzionale), la nuova aliquota fiscale non rispetta il principio di uguaglianza dal momento che viene applicata a singoli individui e non a tutti i contribuenti. Non sembra paradossale? 
Non so come tratteranno i francesi uno dei loro attori preferiti al suo ritorno in patria, prima o poi, per motivi di lavoro. Conoscendo i cugini d'Oltralpe, non credo che lo accoglieranno bene.
E noi italiani, che ci siamo dispiaciuti nel vedere i vari Valentino Rossi, Vasco Rossi, il Merolone e perfino il grande Pavarotti "perseguitati" dalla Guardia di Finanza, per aver evaso le tasse o per essersi fatti la residenza a Montecarlo. Poveri loro. 
Domanda: come tratteremmo un nostro personaggio dello spettacolo che tradisce la sua Patria per non essere soggetto ad una imposizione fiscale maggiorata sol perchè guadagna più di un milione di euro all'anno?
Provate ad immaginare.

Salvatore Caracuta

venerdì 4 dicembre 2013                                                                          

Giovedì 3 Gennaio 2013                                                                                                              

giovedì 3 gennaio 2013

3 gennaio 2013. Lo spettacolo come occasione di sviluppo

Lo spettacolo come occasione di sviluppo                                                                             

Si parla spesso della valorizzazione delle risorse dei territori come possibilità di crescita economica. Se ne parla molto di più da quando la terra in cui vivo, il Salento, ne ha fatto motore economico, comprendendo finalmente che, oltre all'artigianato, oltre all'agricoltura e molto più che l'industria pesante, alcuni settori legati indissolubilmente al territorio in cui si attivano possono portare ricchezza e occupazione, soprattutto a fasce di popolazioni più giovani, più preparate, più in sintonia con il mondo.
Tra queste, indubbiamente lo spettacolo. Perché dietro un evento vengono mobilitate complesse macchine organizzative, strutture di promozione, tipografie, noleggiatori, artisti ed entourage. Qualsiasi sia il livello artistico dello spettacolo da produrre.
Il binomio tra spettacolo e cultura, ovviamente, non è sempre centrato, sia chiaro, a volte ci troviamo davanti ad eventi che propongono ben poca qualità. Eppure cultura può voler dire tante cose, come anche pochissime, semplici. Le correnti di pensiero alternative, gli snobismi facili, le riluttanze intellettualoidi, a volte categorizzano generi musicali e cinematografici, ad esempio, a prodotti da massa informe, come se quest'ultima fosse qualcosa di astratto, indefinito, e non fosse a sua volta composta da respiri, cuori e menti che scelgono, apprezzano, condividono.
Ho imparato nel corso degli anni a non giudicare mai un genere musicale o un genere cinematografico come "minore", disprezzando gli appassionati degli stessi. Ogni fruitore di spettacolo (che si tratti di un concerto, di un film, di un'opera teatrale) vi partecipa con motivazioni diverse, che possono andare dal semplice diletto inteso come puro intrattenimento, fino all'approfondita conoscenza di espressioni artistiche ed eleganze culturali. Ma non credo sia realistico, ai giorni nostri, disprezzarne uno a scapito della esaltazione dell'altro. De gustibus non disputandum est*, dicevano i latini già molti anni fa. E mentre si dividevano tra Plauto e Terenzio, entrambe le tradizioni della commedia ridicola e della commedia impegnata crescevano, producevano attori, scenografi, registi, sceneggiatori, costumisti, impresari, fino al teatro dei giorni nostri. 
Generalmente si giudica come spettacolo "alto", capace di elevare le menti, e spettacolo "basso", inteso come momento di spirito spesso fine a se stesso. Sicuramente la divulgazione di temi sociali e culturali attraverso lo spettacolo ha un'importanza sociale maggiore, piuttosto che il semplice intrattenimento effimero, ma forse anch'essa ha un ruolo sociale, da non snobbare. Preferitene uno all'altro, certamente, e' un vostro diritto. Ma non disprezziamo mai ciò che può portare, soprattutto in Italia, ricchezza e occupazione. Ogni forma di spettacolo in questa nazione, da molti secoli a questa parte, le ha portate. Salvaguardiamole.
Salvatore Caracuta


*lett. "Sui gusti non si discute"

Giovedì 3 Gennaio 2013                                                                                                              

mercoledì 2 gennaio 2013

2 gennaio 2013. La crisi e i botti di Capodanno.

La crisi e i botti di Capodanno                                                                                              

Non so come e quando usciremo da questa profonda crisi economica. Le previsioni non tengono conto di molteplici varianti politiche, sociali e culturali che l'anno appena iniziato potrà portare.
Gli aspetti negativi sono sotto gli occhi di tutti e dentro il portafogli di tutti. Le difficoltà aumentano ancora per un numero crescente di soggetti, tante aziende e partite iva sono state chiuse al 31 dicembre 2012.
Quello che certamente le festività appena trascorse (o ancora in corso per chi può permetterselo) hanno lasciato è il segno di come la crisi possa riconfigurare le abitudini ai consumi.
Il passaggio epocale di questo millennio da "economia di mercato" a "società di mercato" ha avuto il suo fulcro nel vertiginosa corsa ai consumi che manteneva l'economia occidentale. Tale sfrenata spinta alla spesa ha generato la conseguenza di un indebitamento inatteso, da parte della popolazione ma anche degli enti pubblici e delle aziende che, per poter sostenere uno stile di vita o uno standard di spesa crescente, hanno cominciato ad impegnare più di quanto avessero, accedendo al credito attraverso a mutui, finanziamenti, anticipazioni, prestiti, rinviando e spalmando i rientri nel maggior tempo possibile. Quello che le banche hanno poi provocato, in conseguenza a ciò, merita un approfondimento successivo. Ad un certo punto ci si è resi conto che non si aveva più nulla da spendere, le entrate sono diminuite e le uscite aumentate. L'inasprimento della possibilità di spendere ha, decisamente, alterato in modo spaventoso i consumi. E senza i consumi l'economia ha cominciato a stagnarsi.

Molti sostengono che l'attuale crisi economica e finanziaria porterà anche dei cambiamenti culturali. Modificherà il nostro rapporto con lo "spendere". Ognuno di noi ha iniziato a praticare una necessaria, spesso obbligata, revisione della spesa. Se preferite, una personale "spending review". 
Ci sono spese che, ogni volta che le vedevamo effettuare, molti le consideravano inutili, dannose, veri e propri sprechi del nostro tempo. I botti di Capodanno erano tra queste.
In più, l'uso esagerato dei botti non era solo spreco di denaro che andava via in fumi e scintille, ma conduceva con sé una effettiva pericolosità per la persona, un rischio enorme. Come del resto nuoceva agli animali in maniera spaventosa.

Quest'anno è stato visibile il calo di spesa dei cittadini per i fuochi d'artificio. Non si è assistito alla lunghe file vicino le bancarelle il pomeriggio dell'ultimo dell'anno. Al mattino le strade non erano insozzate da cartucce esplose e fontane piriche. L'acquisto dei botti dal mercato nero (gestito dalla criminalità organizzata, per intenderci) è sceso del 25%. Il complessivo dato dei feriti (che gravano sulla spesa sanitaria nazionale, ricordiamolo) è calato rispetto al Capodanno del 2011. 

Purtroppo hanno lasciato la vita due persone, in Campania. Ancora morti per una spesa inutile, effimera, eccessiva. Due vite che potevano ancora durare per anni si sono spente in un fuoco che si esaurisce in pochi secondi.
Non è difficile pensare che la crisi economica si possa superare anche culturalmente, oltre che politicamente e finanziariamente. Non è difficile pensare che certi sprechi, certe pessime abitudini, certo atteggiamento nei confronti delle priorità di spesa, possa cambiare definitivamente.
Da queste pagine, nel corso dell'anno, quotidianamente, parleremo di questo e di tanto altro, parleremo di noi e della nostra società, di ciò che ci circonda e di ciò che abbiamo dentro. Una semplice occasione di riflessione e confronto su temi grandi e piccoli, aperta a tutti. 
Che il 2013 ci aiuti a cambiare.
Salvatore Caracuta


Una campagna di sensibilizzazione nel Salento