martedì 15 gennaio 2013

Mercoledì 16 Gennaio 2013. In memoria di Arpad Weisz

  Il ricordo dell'allenatore ebreo di Inter e Bologna, deportato ad Aushwitz


Se ieri non ci fosse stata la partita di Coppa Italia tra i nerazzurri e i felsinei, non avremmo potuto ricordare questo personaggio del calcio italiano, una sorta di Mourinho degli anni Trenta, ungherese di nascita, vittima delle leggi razziali nazifasciste. 
I giocatori e la terna arbitrale sono scesi in campo con una maglia commemorativa. Pochi hanno collegato subito il nome riportato, Arpad Weisz, con un grande personaggio del nostro sport e con l'ennesima orribile pagina della malvagità umana. 
Arpad Weisz era un genio del calcio, lo scopritore di Giuseppe Meazza, ha vinto tre scudetti in Italia con Inter e Bologna e ha conquistato il Torneo dell'Esposizione Universale, la Champions League dell'epoca.
Era un teorizzatore di un calcio moderno rispetto ai dettami inglesi, aveva pubblicato un manuale divenuto famosissimo. Detiene il record per esser stato il più giovane allenatore a vincere lo scudetto, con l'Ambrosiana Inter a trentaquattro anni.
Le orrende e stupide leggi razziali di Mussolini, nel 1938, lo costringono a lasciare il Belpaese. La sua famiglia, di religione ebraica, non può vivere in Italia.Insieme alla moglie Elena e ai figli Clara e Roberto dapprima si trasferiscono a Parigi, quindi in Olanda, a Dordrecht. Qui Arpad continua ad allenare una squadra locale, fino a quando non verranno arrestati in seguito all'occupazione tedesca dei Paesi Bassi. I giocatori del Dordrecht cercano di nasconderlo, invano.
Dapprima umiliati e rinchiusi in un campo di lavoro a Westerbrock, successivamente sua moglie e i suoi figli verranno deportati a Birkenau, lui invece ad Auschwitz. La sorte per loro sarà uguale. Uccisi come sei milioni di altri ebrei. Sua moglie e i due figli vengono uccisi col gas.
Scrive Carlo Baroni sul "Corriere della Sera", in un articolo del 2010: "Arpad resiste. Può lavorare. Attaccato a una Vita che gli ha portato via tutto. Un braccio di ferro con la disperazione. Ogni giorno. Senza sapere perché. Il perché del dolore. Del soffrire. Del vivere. Del male. Il corpo più ostinato della mente. L' anima già da qualche altra parte. Fino a quella mattina del ' 44. Quando si presentano solo in quattro all' appello. Lui non c' è". 
Il 31 Gennaio del 1944 Arpad Weisz viene ucciso.

Encomiabile, quindi, l'iniziativa intrapresa ieri a San Siro, in commemorazione di questo grande dimenticato, vittima dell'orrore del razzismo.
Perché non ci si dimentichi mai che i "buuu" e i cori idioti che alcuni urlano negli stadi, non sono altro che i retaggi di una pagina antica della Storia dell'Umanità, forse mai completamente risolta, di cui nessuno di noi deve essere estraneo.
E l'indifferenza e il qualunquismo sono i suoi maggiori fertilizzanti del razzismo.

Salvatore Caracuta


Nessun commento:

Posta un commento

Commenta l'articolo